La fiera della “qualità”.

  
Girando in centro oggi mi è caduto l’occhio su un manifesto giallo che reclamizzava il mercato in piazza Duomo per domenica 22 novembre. Niente di strano, giacché è prassi di qualsiasi amministrazione comunale cercare di far vivere il centro storico con mercati e bancarelle.

A onor di vero l’ultima kermesse della cioccolata era talmente povera e squallida con quei pochi banchi nella maestosa cornice di piazza del Duomo da far rivalutare come eccezionale la stessa festa del cioccolato nella piccola Vergaio, con le solite 7-8 bancarelle racchiuse nella piccola piazza della chiesa.

Sicuramente l’assessore alle attività produttive avrà capito l’errore e avrà rimediato con l’allestimentodi un bel mercato, talmente pieno di bancarelle da riempire tutta la piazza. Lodevole come iniziativa. Mi son detto: finalmente non si pensa solo ai localini only food; quelli con arredamento retrò e minimalista che fa tanto figo, salvo poi farti pagare un piccolo tagliere di affettati e mozzarella quando un primo piatto cucinato da Vissani. 

Ma mentre stavo facendo queste considerazioni davanti al manifesto giallo, ho però focalizzato altro. Una cosa che mi ha destato sorpresa e successivamente ironia. Non tanto per la miseria di “soli” 47 banchi al prezzo di 120 euro l’uno che avrebbero riempito a malapena piazza S.Agostino ma perché il mercato del 22 novembre in piazza Duomo sarà un “MERCATO DELLA QUALITA’” !!! C’é scritto e specificato: DELLA QUALITA’.

Cari pratesi, con tanto di specifica comunale quello del lunedi in viale Galilei è un mercato da morti di fame!! Esagerato? Mica tanto. Se un amministrazione comunale piena zeppa di avvocati che dovrebbero conoscere il significato delle parole, non fa caso a queste cose e non da peso a certe sfumature, non è peregrino pensare che qualcuno possa approfittare di questi incapaci per rifilargli degli Swap 2.0. E’ un attimo eh!! 
Passi il mercato del Forte, passi il mercato Europeo e perfino per la Fiera dell’Est, ma qui per due soldi non ci si ritrova con due topolini ma con un intera categoria di ambulanti pronti a fare un azione legale! Siamo di fronte a ottusangoli della comunicazione, irremovibili dalle loro concezioni “mistiche”come sacerdoti di un ideologia stupida, persone inadeguate messe in determinate posizioni non per merito ma solo per clientelismo. Basti vedere le ultime nomine anche nelle partecipate per rendersene conto. L’unico vero merito che viene premiato è la fedeltà, lo spirito di servizio nei confronti del potente, tutte cose che vengono garantite non dall’intelligenza, dalla competenza o dalle capacità ideative, ma davvero solo dalla mediocrità e dall’incompetenza. 

Queste cose non riesco proprio a digerirle e dato che sono anche una merda, stamani sono andato ai banchi del mercato di viale Galilei a “tastare il polso”. Ovunque ho trovato ambulanti incazzati pronti a dissotterrare l’ascia di guerra contro il comune e l’assessorato alle attività produttive. In un amen questi commercianti si sono ritrovati con della merce che, secondo il comune, non vale un fico secco. Anzi, si potrebbe pensare che rifilino capi e articoli scadenti alle ignare persone. Io potrei pensarlo, ma il comune lo afferma!! 

Una bella trappola, non c’è che dire. Di solito i bari e i prestigiatori si guardano bene dallo svelare i propri trucchi, il modo con cui fanno spuntare assi o progettini dalla manica, il sistema con cui estraggono conigli dal cappello ma dopo aver “riqualificato” la piazza del mercato nuovo aumentando le dimensioni delle piazzole passate da 25 a 30 mq lo scherzetto giocato agli ambulanti da parte dell’assessore Toccafondi è degno del miglior Silvan quando maneggia i mazzi di carte.  Possibile che una come la Toccafondi non si sia accorta di questo macroscopico errore? Oppure se ne è accorta ma “deve” obbligatoriamente lasciar correre perché questo “MERCATO DI QUALITA” è organizzato da un noto commerciante di abbigliamento del centro storico? Per bando o affidamento diretto? Ma soprattutto, conviene per accontentare uno mettersi contro un intera categoria di commercianti? Forse conti alla mano, conviene.

Anche se non so per la “qualità” di chi. 

Porcile.

di Francesco Risaliti  
“Porcile” di Pier Paolo Pasolini in scena al Metastasio, con adattamento e regia di Valerio Binasco, è un affresco straordinario della nostra società, composto quadro dopo quadro nella scena cristallizzata magistralmente da Lorenzo Banci.Gli attori della Compagina Stabile incarnano uno ad uno i personaggi che conducono all’abominio, all’abisso “familiare” e sociale. Gli anni sessanta di Pasolini in un attimo piombano in questo nuovo secolo con la durezza ed il dolore di un pugno allo stomaco.

Julian Klotz, Francesco Borchi, la normalità perché non c’è niente di più normale della sua perversione rispetto all’anormalità che lo circonda.

Suo padre il Signor Klotz, Mauro Maliverno, l’avidità e la totale mancanza di cultura affogata nei bignè.

Hans-Guenther, Franco Ravera, la spietatezza dello sbirro politico. Wolfram, Pietro D’Elia, la semplice dolcezza inconsapevole di un anziano. Maracchione, Fabio Mascagni, l’incoscienza del contadino/popolo.

Herdhitze, Fulvio Cauteruccio, la violenza psicologica del torturatore ed assassino di ebrei che alla fine copre tutto con nebbia soporifera.

Ida, Elisa Cecilia Langone, la pochezza e vacuità della mancanza di ideali pur cercati, rappresentata perfettamente nello stereotipo di personaggio inconsistente.

Ed infine lei, la madre Berta Klotz, Valentina Banci, che prepotentemente si impossessa della scena trasformandosi da personaggio secondario in filo conduttore del grottesco quadro familiare/società. 

Perché grotteschi, alterati nell’aspetto e nella voce sono tutti i personaggi di Binasco e Banci si trasforma nella madre alcolizzata, drogata e dissoluta con ogni mezzo a disposizione della sua potenza recitativa: il tremore della mano; l’instabilità delle gambe; il trucco bianco con gli occhi profondi e neri e le labbra rosse; i capelli, la parrucca ed i cappelli; gli abiti perfetti della costumista Sandra Cardini.

La madre modellata da Binasco e Banci altro non è che l’immobilità della nostra società. Berta è l’unico personaggio ad aprire gli occhi sul figlio che si accoppia con i maiali. Però piuttosto che comprendere ed accettarne la diversità, preferisce averlo immobile ed imboccarlo con indifferenza ed odio profondo.

Ebbene questa madre siamo tutti noi, che indifferentemente “imbocchiamo ed odiamo” il nostro paese piuttosto che provare a comprenderlo, accettarlo e provare a cambiarlo. Lo stesso facciamo noi pratesi che subiamo inermi tutto ciò che ci viene servito da amministratori e politici che pian piano ci stanno trascinando nell’abisso dove sorge il porcile. E così Prato non premia con il pubblico il Porcile di Binasco e Magelli, accoppiata della quale sentiremo ancora parlare, perché è uno specchio spietato nel quale si riflette la vacuità, la pochezza e mancanza di cultura che permea ogni strato della nostra città.

Ed i “nostri maiali” sono tutti li famelici con la bocca aperta che ci aspettano per triturarci e mangiarci come il povero Julian.

Brainstorming alla tramontana.

di Francesco Risaliti

 
Giro in centro. Un tramontanino teso sferza le vie e le facce. Gente a spasso e questo fa piacere. Negozi aperti pochi. I soliti “bevimangiamordifuggi” tutti pronti per la serata. Pretorio presente ma chiuso. Nient’altro.

Leggo che il Comune di Prato ha fatto un bando (euro 39900+20000 un si sa mai, pariamoci il culo e stiamo sottosoglia) per la creazione di un “brand”. Parola figa assai… I brand riempiono le bocche e svuotano altro. Fanno i brainstorming per inventarli, i brand. Ci vorrebbero più brain e meno storming altro che. Dicono che serve qualcosa che rappresenti Prato.

Davanti al Bacchino, un ragazzo in bici mi chiede: “Scusa, dov’è la Stazione Porta al Serraglio?” Rispondo d’impulso:  “Guarda, vai dritto, Piazza Duomo, ancora dritto e non sbagli…”  Non credo volesse prendere un treno qualsiasi. Ma uno preciso, si.

Caro Sindaco, cara Giunta, cari Amministratori, datemi retta, risparmiate questi 60000 euro.         

Il brand c’è già… Anzi più di uno. Tutti pessimi.

UN RAGIONIERE PER IL METASTASIO.

Sono qui che mi giro fra le mani il programma del Teatro Metastasio scritto nell’introduzione dall’ex Presidente della Fondazione omonima Umberto Cecchi e nel corpo e nella sostanza dall’altrettanto ex Direttore Artistico, il Regista Paolo Magelli. Me lo giro e rigiro fra le mani, dopo averlo letto e riletto più volte, in ogni sua parte, in ogni sua parola, virgole e punti compresi e dopo averne sottolineato i tratti salienti anche se, ad onor del vero, le sottolineature avrebbero dovuto iniziare a pagina uno e terminare alla trentatreesima. Ed a ogni giro che il documento fa nelle mie mani, aumenta la mia indignazione ed il mio sconforto, crescono in maniera abnorme, diventano rabbia vera, mi viene quasi voglia di prenderlo e strapparlo quel programma, in mille coriandoli colorati però mi fermo, per il profondo rispetto e l’ammirazione che nutro per colui che lo ha concepito e scritto.

Ed allora sfogo la mia rabbia e la mia indignazione in un’altra direzione. Come ben saprete la giunta comunale guidata dal sindaco Biffoni, entrata in carica a giugno 2014, ha nominato nel settembre dello stesso anno, attraverso l’assemblea dei soci, i nuovi vertici della Fondazione Teatro Metastasio nella figura del presidente l’antropologo Massimo Bressan e dei consiglieri di amministrazione Roberta Betti (vicepresidente e a sua volta presidente del Teatro Politeama, riconfermata ed espressione della Regione Toscana), il commercialista pistoiese Paolo Caselli ed Isabelle Mallez, direttrice dell’Istituto Francese di Firenze e da un anno console onorario di Francia a Firenze (entrambi designati dal Comune di Prato), Ilaria Maffei ex assessore alla Cultura del Comune di Montemurlo e designata dalla Provincia di Prato, un ente inesistente e che non da più un euro al Teatro ma che comunque detiene il 13,7% delle quote. Tanto per chiarire le provenienze dei soggetti, aggiungo solo che Bressan è tuttora presidente di IRIS http://www.irisricerche.it , istituto di ricerca che ha collaborato alla campagna elettorale di Matteo Biffoni. E qui mi fermo. Per ora.
Paolo Magelli, il Direttore Artistico dell’era “Cecchi Presidente-Cenni Sindaco” ha continuato ad operare in regime di “prorogatio” fino a pochissimo tempo fa, quando sono cominciati a circolare i vari nomi che lo avrebbero potuto sostituire. In questo periodo sia il presidente Bressan che, soprattutto, l’assessore alla cultura Mangani si sono avventurati in discorsi “antropologico-legali” secondo i quali il nuovo direttore non avrebbe potuto essere un regista, bensì un tecnico amministrativo in ossequio alla riforma teatrale che questo prevede. Io mi sono documentato, ho letto da ignorante quale sono della materia il DM 1 LUGLIO 2014 direttamente sul sito del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Spettacolo ed ho trovato addirittura la spiegazione sottoforma di FAQ dei vari articoli e commi che lo compongono e che riporto di seguito:
Articolo 11 comma 2 lettera g)

Qual è l’unità di tempo in cui il Direttore può effettuare al massimo una prestazione artistica? 

Il Direttore può effettuare massimo una nuova prestazione artistica l’anno. L’unità di tempo è l’anno solare. 

E’ ammesso che, oltre alla nuova prestazione artistica annuale, il Direttore effettui una prestazione in uno spettacolo frutto di ripresa? 

La prestazione artistica del Direttore può essere una sola l’anno, a qualsiasi titolo sia effettuata. A seguito di ulteriori richieste in merito alla presente FAQ e a definitivo chiarimento si specifica quanto segue : con prestazione artistica del direttore si intende quella effettuata presso il teatro dal medesimo diretto, così come specificato dall’art. 12, comma 2, lettera b; ovvero può essere rappresentata in detto teatro una nuova produzione o, in alternativa, una ripresa. Nel caso di nuova produzione è ammessa la rappresentazione della stessa nel solo teatro di riferimento. A decorrere dall’anno seguente, tale produzione si potrà considerare una ripresa. Eventuali riprese di spettacoli prodotti nelle precedenti stagioni possono essere rappresentate in tournée preso altri teatri in Italia e all’estero, oppure in sede, ma sempre in quest’ultimo caso, in alternativa alla nuova produzione. Inoltre si precisa che sono ammesse nel teatro diretto dal regista/attore/ direttore, le recite di una nuova coproduzione in alternativa alla ripresa o ad una nuova produzione. Sono ammesse, altresì, le recite effettuate nel teatro del coproduttore, cioè dove il direttore non presta la propria attività. 

Con Direttore del teatro si intende il Direttore artistico o il Direttore responsabile? In caso di Direzioni artistiche collegiali, come ci si regola in merito alle prestazioni? 

L’autonomia statutaria che spetta a ciascun Teatro, stabilisce la configurazione della Direzione. In caso di direzione artistica collegiale, ovvero composta da più artisti, dovrà comunque valere la regola dell’unicità della prestazione annuale, a qualsiasi titolo. 

Tutto molto chiaro direi: il direttore artistico può essere un regista – ci mancherebbe altro, perché diversamente sarebbe come affidare la direzione di una unità di neurochirurgia avanzata ad un ingegnere meccanico – con il solo limite di una regia all’anno e con le ulteriori declinazioni di cui sopra. Quindi delle due l’una: o al Ministero scrivono fandonie, oppure presidente ed assessore mentono sapendo di mentire e direi anche con una discreta faccia tosta. Al Teatro della Toscana (Pergola-Era: ovvero Firenze e Pontedera, Renzi/Nardella e Rossi), fresco nazionale, sono stati più furbi ed intelligenti, hanno nominato un direttore generale ed un consulente artistico, il regista Gabriele Lavia, che così potrà dirigere tutto ciò che vuole in barba alla riforma Franceschini. Infatti nella stagione 2015-2016 dirigerà per cominciare una megaproduzione da svariate centinaia di migliaia di euro.
Ed a questo punto non mi posso esimere dall’analizzare l’oramai nota vicenda del Nazionale e del TRIC. La nuova giunta e l’assessore Mangani hanno sempre giustificato la mancata partecipazione “al campionato superiore con ripiego nella categoria minore” con la mancanza di numeri e mezzi del Teatro Metastasio. Contrariamente a quanto dichiarato a più riprese da Magelli , dall’ex Sindaco Cenni e dal Presidente Cecchi. Anche stavolta mi sono documentato, appunto con il programma triennale di Magelli, dove questi numeri e mezzi ci sono tutti, dettagliati in ogni loro parte, per capitoli ben precisi: Nuovi programmi artistici – Attività nazionale ed internazionale; Formazione professionale; Sviluppo della formazione scolastica – Passato e futuro; Prospettive del teatro ragazzi: dal burattino all’azione scenica. Un aspetto deficitario: teatro giovani; Prospettive di Contemporanea (il Festival ndr.); Il Teatro Fabbricone. Che fare?; Agenzia di formazione e nodi da sciogliere sul territorio.

E per finire nelle ultime due pagine. “Epilogo: invito a tutta la classe politica”. 

Tutta la classe politica eh… ma proprio tutta tutta! Quella dell’allora maggioranza di centrodestra e quella dell’attuale di centrosinistra. Insomma tutta! In queste due pagine, di difficile sintesi perchè ogni parola di Magelli non può essere assolutamente sintetizzata, c’è l’appello ai governanti della città di un Uomo di Cultura, nato a Prato ma di formazione mitteleuropea, un appello accorato che non vi posso che riportare integralmente.

Quindi, o Magelli è un inguaribile visionario o chi ci amministra è un terribile bugiardo. Fate voi… 

Per inciso e chiarimento, sappiate che Magelli ha presentato al MiBACT-Direzione Generale Spettacolo il programma triennale del Metastasio esattamente 15 giorni prima delle elezioni amministrative del 2014 e lo stesso documento contestualmente al Sindaco uscente ma in carica Roberto Cenni. Il ministero assegnò al triennale di Magelli il numero di protocollo 00001. Ovvero primo teatro in Italia a presentarlo, ovvero il primo passo verso la partecipazione alla nomina di teatr nazionale.

Ma torniamo al futuro “direttore artistico”: sarà artistico o qualche altra cosa? Il nome scelto dall’amministrazione Biffoni e nominato dall’assemblea dei soci è quello di Franco D’Ippolito e vi riporto la sua presentazione presa da “Teatro e Critica” rivista online http://www.teatroecritica.net:

Franco D’Ippolito è attualmente consulente per l’attuazione delle politiche culturali e coordinatore della cabina di regia per i progetti strategici delle attività culturali della Regione Puglia.È cresciuto professionalmente nell’ETI e poi al Piccolo Teatro di Milano. È stato direttore organizzativo del Teatro Metastasio-Stabile della Toscana (epoca Tiezzi ndr.) e del Teatro Eliseo,direttore del Teatro Pubblico Pugliese e consulente organizzativo del Kismet di Bari, del Teatro delle Briciole di Parma, del CRT di Milano.
Ha insegnato “Organizzazione aziendale dello spettacolo” presso lo Stamms dell’Università di Lecce.Ha pubblicato presso Editoria & Spettacolo “Teoria e tecnica per l’organizzatore teatrale”. 

Chiarissimo no? L’uomo che serve esattamente al Met secondo la visione distorta del “DM Teatri” del duo Mangani-Bressan. Un ragioniere che in una serie di articoli, sempre su “Teatro e Critica”, sviscera e spacchetta la riforma teatrale, intitolando appunto i testi “Il Teatro finanziato” con episodi che vanno dal numero uno al numero quattro, più due “intermezzi “, almeno fino ad oggi. Finanziato, solo questione di soldi, capito?

Ecco esattamente che cosa sta accadendo a Prato, nella Città del Teatro Metastasio, ex Stabile della Toscana e oggi TRIC. Dove abbiamo una classe politica che governa la città al suono di #unaltrastoria ma che in fondo ripropone esattamente la #solitastoria precedente alla vittoria del centrodestra di sei anni fa. La #solitastoria dove si fanno favori agli amici ed agli amici degli amici, per ringraziarli e retribuirli dei servizi offerti in campagna elettorale e non solo. La #solitastoria di poltrone, prebende ed infine strapuntini dove accomodarsi. E tanti inutili tavoli. Adesso capisco perché il Biffoni ne mette su tanti, con tutta quella gente da far sedere, ci credo! Un città dove si caccia un Direttore Artistico e Regista di fama mondiale, reduce da successi straordinari, non ultimo la Medea al Teatro Greco di Siracusa con replica al Colosseo, riaperto per l’occasione con diretta TV e di fronte ad uno stuolo di ministri, Franceschini in testa, viceministri, politici e pseudo tali, compresi il Biffoni ed il Mangani. Lo si caccia e lo si rimpiazza con un ragioniere che dovrà far quadrare un bilancio blindato costituito dal contributo del Comune di Prato per circa un milione di euro, da quello del FUS di poco più di 800mila (con gran vanto del Mangani che ha sbandierato il successo di circa 300mila euro in più rispetto al passato che in realtà altro non è che il minimo dovuto a riconoscimento del lavoro della gestione Magelli) e di quello della Regione Toscana, per un totale nel 2014 di poco più di quattro milioni di euro, compresi entrate di produzione, incassi e rimborsi. Ma i quattrini non sono tutto. Con i soli quattrini non si programmano stagioni teatrali e non si organizzano scuole e laboratori di alto livello artistico. Ci vuole anche la Cultura, quella con la C maiuscola, quella di Paolo Magelli che se ne ritornerà all’estero a conseguire un successo dietro l’altro e sono contento per lui.

È tutto questo che mi fa montare tanta rabbia, una rabbia che mi divora da dentro nel vedere una città, la nostra Città, depredata e succube di Firenze, che per non far torto alla capitale del regno si annulla, si castra come il marito che se lo tagliò per far spregio alla moglie, chiudendosi in se stessa, immobile, implacabilmente vuota, misera e morta. Tutto questo grazie ad una giunta composta di persone che nella loro profonda incompetenza e pochezza culturale, sono anche prive del coraggio di riconfermare alla guida del Metastasio un Artista geniale come Paolo Magelli, affinché contribuisse a risollevare Prato da questo declino inesorabile.

Che tutto soccomba quindi e al diavolo. 

Francesco Risaliti

Madre mia…

  

<<Andrea Martinelli “Egregia signora Giuliana” 1998 olio su tavola.>>

Madre mia.

Ogni volta che torno a casa è per me un supplizio. Ti vedo sempre più stanca, abbandonata a te stessa, sporca.

Non sei più tu, madre mia, niente in te mi fa ricordare com’eri.

Ero piccolo ed ogni volta che ti vedevo mi brillavano gli occhi.

Pieni di meraviglia e di orgoglio. Madre mia. Eri tu.

Poi sono cresciuto ed ho iniziato a staccarmi da te. Ho girato l’Italia, poi il mondo.

Una città diversa ogni volta, un paese dietro l’altro, non mi fermavo per mesi.

Dopo un po’ di tempo, arrivava il momento di tornare. 

Ed Il cuore mi impazziva nel petto, tumultuoso come quello di un innamorato.

Il viaggio durava un lampo, anche se mi trovavo dall’altro capo del mondo.

Appena arrivato a casa, casa mia, era magia. Istantanea e travolgente.

Subito correvo ad abbracciarti, ti guardavo tutta con gli occhi avidi. 

Ti mangiavo viva, respiravo il tuo odore. Mi lasciavo abbracciare.

Ero con te. Nel mio nido. Come in un bozzolo, protetto e sicuro.

Farfalla che non voleva mai aprire le sue ali.

Poi lentamente qualcosa si è rotto. Il declino, prima lento, poi inesorabile.

Mio Dio. Cosa ti stava accadendo Madre mia. Perché tutto ciò?

Abbandono, degrado, sporcizia. Follia. Violenza, abusi, urla, minacce.

Dove sei finita? In quale angolo del tuo Io ti sei nascosta. Da cosa stai fuggendo?

Soprattutto, chi e che cosa ti ha spinto in questo baratro senza fondo.

Adesso sono qui che ti guardo. Ho la nausea. Sei quasi insopportabile.

Rimpiango di essere tornato. Vorrei non tornare più. Mai più.

Abbandonarti definitivamente. Dimenticare il passato, la gioventù.

Dimenticare il tuo volto bellissimo che oggi stento a riconoscere.

Sei terribile. Tutto intorno a te é terribile. Hai sporcato tutto.

Ho paura, si paura. Mi spaventi, non ti voglio nemmeno toccare.

Quando cammino, in casa mia, sto perfino attento a dove metto i piedi.

Sei cambiata Madre mia. Sei cambiata in peggio ed il peggio segue ad altro peggio.

Sei stata l’aria che mi riempiva i polmoni, un’aria fumosa ma che a me piaceva tanto.

Sei stata sangue del mio sangue, carne della mia carne, ossa delle mie ossa.

Lo sei ancora oggi, ma io sono distante migliaia di chilometri da te.

Sei tu ma ti odio. Mi fai ribrezzo. Lo so ti ci hanno portato ad essere ciò che oggi sei.

Ti hanno ferito e non hai reagito. Ti sei lasciata ferire ancora ed ancora.

Perché non gli hai fatto vedere chi sei, anzi chi eri. Ti stanno uccidendo. Basta!

Devo fare qualcosa io. Altrimenti sei spacciata e non tornerò mai più.

Perduta per sempre ed io smarrito per il mondo, errante e senza meta.

Senza il mio nido, senza il ventre dove racchiudermi, farfalla senza più bozzolo.

Devo fare qualcosa. Si ci deve essere il modo di farti tornare quella che eri.

Ho deciso Madre mia, terra che mi ha fatto crescere. Ho deciso. 

Ti salverò costi quel che costi, getterò il cuore oltre l’ostacolo.

Perché tu sei tutto il mondo racchiuso in un unico punto. 

Ti odio… Ma ti amo profondamente, perché tu sei il ventre dal quale sono nato.

Tu sei la mia Città, Madre mia. Tu sei Prato.

PANCHINE: PRATO COME ROMA?

  
  Cari amici, vi ricordate delle mirabolanti proposte della giunta Biffoni per abbellire il centro storico della nostra Prato? Panchine come non ci fosse un domani, panchine ovunque in tutte le piazze!

Ebbene ieri sera mentre guardavo il Tg5 con il servizio sulle dimissioni del sindaco Marino travolto, più che dai viaggi e dagli scontrini, da un regolamento di conti interno al PD, sì proprio nel momento in cui ho sentito profferire certe parole, mi si è aperto un mondo… Un mondo fatto di tantissime panchine.

“In passato i politici preferivano tinteggiare le panchine piuttosto che aggiustare le fogne, perché le panchine a differenza della fogne si notano subito…”

Non ho necessità di aggiungere altro, ogni commento lo riservo a voi cari amici Pratesi.

Allora avanti tutta, una panchina per il mio regno!

Buon fine settimana.

Dell’avercelo piccino.

  
Si lo ammetto: ero tra il pubblico che ha applaudito la performance di Frank Willens sulla terrazza del Bastione delle Forche per “Contemporanea 2015”. Se mi è piaciuto? No. Ci sono andato per curiosità perché speravo che oltre alla pisciata ci fosse di più. Niente. Un ossesso che si contorceva in una sorta di balletto rotolando sulla dura pietra della terrazza. Cioé voglio dire, se quel ballo di san vito da tarantolato internato a Montelupo era danza, il cigno di Mikhail Fokine si sarebbe suicidato, ma solo dopo essersi incazzato come una bestia, appunto. Eppure l’artista è un astro emergente nel panorama della danza e dell’arte contemporanea e ben potrebbe figurare in una qualsiasi manifestazione di questo genere, ma ci vuole anche un buon gusto nel fare le cose, magari evitando di voler scandalizzare a ogni costo purché se ne parli. Insomma, se non fosse per il danzare nudo e per il pisciarsi addosso, Frank Willens non se lo inculerebbe nessuno. Non sarebbe buono neppure per il corpo di ballo delle ragazze coccodé di Renzo Arbore insomma.  

Perché è vero che il pezzo clou, quello per cui io e gli altri circa 299 pratesi e non, siamo accorsi sulla spianata del Bastione delle Forche dopo un ora di assolo del ballerino (ballerino??) americano, è stata proprio la pisciata accompagnata dalla citazione del coreografo francese Jerome Bel “Je suis une fontaine”. 

Forse l’artista ha capito il vento che tira in Italia, laddove i riferimenti letterari, le parole famose e frasi ad effetto sono una prassi che ha avuto il suo culmine col renzismo a suon di hashtag, laddove anche quella, nel suo modo di vedere, è arte contemporanea. Ma l’arte va saputa interpretare e l’interpretazione è soggettiva e surrogata a quelli che propinano #unaltrastoria e invece finiscono ne #lasolitabugia. 

Emily Dickinson diceva: “Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura”. Ecco, in questa frase ci sta tutta la spiegazione di come vengono amministrate le cose a Prato, perché se questa performance serviva a misurare la statura di questa giunta che ha avallato un tale progetto a occhi chiusi, beh signori miei, siamo governati da pigmei. Chissà, forse i veri grandi, quelli che hanno capito tutto, sono quel gruppetto di pratesi che passando da via Arcivescovo Martini hanno gridato all’indirizzo dell’uomo nudo “tanto tu ce l’hai piccinooo”. O forse l’hanno gridato all’assessore alla cultura, non certo riferendosi al pisello? 

Prato: panchine come non ci fosse un domani e spazi fantasmagorici

Tutte le novità fantascientifiche per il centro storico in programma per il 2016: a Prato arrivano per la prima volta le panchine nelle piazze e viene creato una nuova piazza. Incredibile!

IL TROGLODITA VERO on 22 settembre 2004 at 14:55 (fuso orario di Sidney, Australia)

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Si potrà sedere in piazza Duomo e godersi il panorama, e lo stesso si potrà fare in piazza Ciardi, nonostante il traffico, mentre in piazza Cardinale Niccolò le auto saranno vietate. E se piazza Mercatale si doterà finalmente di un marciapede degno di questo nome, perchè oh, fino a maggio 2014 nessuno c’aveva pensato, tra la Lazzerini e le mura nascerà piazza Landini, e ci saranno delle panchine pure qui, un diluvio di panchine!

Sono questi gli interventi (finanziamento totale 500mila euro) programmati per il 2016 in centro storico. Lo hanno assicurato gli assessori Barberis e Alessi. Piazza Landini, se qualcuno se lo chiedesse, è il nome con cui l’amministrazione chiamerà lo spazio compreso tra la biblioteca Lazzerini e le mura.

1. Piazza Duomo pedonale e con le panchine

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In piazza Duomo il progetto prevede l’installazione di otto panchine alternate a lampioni di nuovo tipo. Per i più timorosi, il Comune fa sapere che le panchine avranno un bracciolo per impedire alle persone di stendersi (modalità anti-barboni modalità on), quindi per sdrairsi rimarranno, come sempre, i gradini del Duomo.

Le auto potranno accedere a piazza Duomo solo da Largo Carducci e solo per svoltare in via Firenzuola. Tutti gli altri accessi a piazza Duomo saranno vietati, come per esempio quello da via Santo Stefano, il che comporterà alcuni cambiamenti nella viabilità interna (sensi di marcia) del centro storico su cui però il Comune non si è ancora espresso. Mistero glorioso. Amen.

La novità assoluta è che ci si potrà godere il panorama… Che butteranno giù qualche palazzo per aprire una visuale sulla Calvana? In ballottaggio Palazzo Vescovile. Geniali…

2. Piazza Ciardi e nuovo collegamento piazza Mercato Nuovo

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Piazza Ciardi, più o meno distrutta dal vento del 5 marzo, verrà rimessa a nuovo. Le novità più interessanti saranno queste: l’intero perimetro della piazza sarà delimitato da un “muretto” di circa 45 cm su cui si potrà sedere liberamente, sarà aumentato il numero dei lampioni e migliorato il loro posizionamento e l’area all’interno della piazza (il giardino, per capirsi) sarà in leggero declivio verso la fontana. Alle due estremità della piazza verranno realizzati dei parcheggi per biciclette e motorini. Quindi quando piove il bozzo è assicurato. Poi tutti a pescare le carpe. A noi Jeremy Wade di River Monsters ci fa una sega!

Nel computo dei lavori per il 2016 è prevista anche la realizzazione di un percorso illuminato e ben distinto dalla strada per il collegamento tra piazza del Mercato Nuovo e piazza dell’Università. Il Comune pensa anche di installare lungo il suo percorso una cabina di Sos. Un modo per incentivare l’uso del parcheggio del Mercato Nuovo e far arrivare a piedi e viva la gente in centro attraversando la stazione del Serraglio. Bear Grylls rule… Sarà più o meno così:

collegamento_universita3. Piazza Cardinale Niccolò

Le novità interessanti dell’intervento previsto sono due: la pedonalizzazione della piazza, che da parcheggio selvaggio dovrebbe trasformarsi in qualcosa di molto simile ad una piazza, infatti è una piazza, e la disponibilità da parte del conservatorio di affittare, magari ad un ristoratore, uno dei locali al piano terreno. Gli alberi verranno abbattuti e ripiantati, e per gestire l’afflusso in orario scolastico di mamme e babbi in preda alla fretta il Comune sta pensando ad alcune soluzioni: chiusa con le catene apri e chiudi e con i telecomandi dati alle mamme VIP suv-munite che potranno parcheggiare anche sulla fontana pur di non far consumare le sneakers ultimo grido dei loro figli. Accessi tecnologici… La piazza sarà così:

sniccolo-progetto-1

4. Piazza Landini

L’operazione più complessa e ardita mai tentata a Prato, anche la più importante: creare un nuovo spazio pubblico, cose mai viste prima d’ora. Tra la biblioteca Lazzerini, le mura e due edifici privati nascerà piazza Landini. Verrà abbattuto un edificio e mantenuta una ciminiera, roba da Megacostruzioni su DMAX,  mentre l’area sarà dotata di sedute e arredamento vegetale che i tecnici del Comune hanno definito “arditi”. Questo il progetto. Ecco alcune suggestioni, perché questo è un appunto ancora un progetto e scusate se ci ripetiamo, un progetto signore e signori!

1. Piazza Landini, vista dalla Lazzerini

piazza_landini_12. Piazza Landini, vista dalla “nuova” porta nelle mura

piazza_landini_23. Piazza Landini, dettaglio sull’accesso metaforico concepito di fronte alla ciminiera, insomma una supercazzola con scappellamento accessibile, come se fosse una porta con raggi laser che nemmeno in “Star Wars – Il risveglio della forza”.

piazza_landini_dettaglioVarie

Le panchine arriveranno un po’ dappertutto come non ci fosse un domani, anche in piazza delle Carceri. Gli uffici tecnici hanno fatto uno stock e stanno studiando le sedute meno ingombranti possibili da un punto di vista visivo, praticamente invisibili perchè c’è il Caverni che a quella piazza ci tiene di più del salotto buono di casa sua e vigila come un mastino. Panchinari…

Sollecitato da un amico ho letto alcuni commenti sul suo profilo Facebook e non ho saputo resistere… Nessuno se ne dolga, nemmeno gli amici di Pratosfera, che so dotati di buon sense of humor ed ai quali va il mio cordiale saluto deferente e la mia immutata stima.
Il Troglodita di Prato

Servirebbe un miracolo… della Madonna.

creaf

Vogliamo parlare del Creaf (o come caspita si chiama adesso) anche noi? Ma si, facciamolo fornendo anche qualche numero. La società Creaf srl è stata fondata nel 2005 su iniziativa della Provincia di Prato, un ente statale che si era gettato a capofitto nel settore immobiliare per la gioia degli amici degli amici. La compagine societaria di Creaf è composta appunto dalla Provincia di Prato per lo 81,69% (pari a 5 milioni e 562mila euro), dal Comune di Prato che detiene il 10,76% (pari a 733mila euro), da quello di Montemurlo con il 5,14% (pari a 350mila euro) e da Carmignano con lo 1,16% (pari a 79mila euro). Seguono i comuni di Vaiano, Poggio a Caiano, Vernio e Cantagallo con quote da zero virgola ciascuno ma con un tesoretto globale impegnato di 85mila euro.
Scorrendo le quote la prima anomalia che salta all’occhio è quella del Comune di Carmignano che risulta quarto sottoscrittore della società che nacque, è bene ricordarlo, come Centro Ricerche ed Alta Formazione. Forse l’amministrazione carmignanese del tempo pensava che questa fantasmagorica nuova entità potesse sviluppare chissà quali tecniche agrarie o vinicole. Chissà…
Una cosa che a Carmignano, e non solo loro, dovrebbero sapere bene è che dall’ottobre 2005 ad oggi il CReAF non è ancora divenuto operativo perché nonostante sia stato acquistato a suo tempo per 10milioni e 200mila euro, con un contributo della Regione di 500mila euro e con i costi lievitati alle stelle fino ad arrivare all’iperbolica cifra di 30milioni di euro. E non è finita qui perché nonostante tutto, nonostante l’ulteriore 1milione e 600mila euro elargito per la messa a norma degli impianti, invecchiati ed obsoleti a causa del tempo trascorso, l’immobile non è stato ancora completato! Per adibirlo a cosa poi? Nessuno lo sa. Neppure il suo cda prima e l’amministratrice unica adesso. E nonostante l’inoperatività continua ad avere perdite d’esercizio (per forza, non produce niente!!!) con cifre a sei zeri!!
Chi passa da Via Galcianese può distinguere lo stabile dell’ex lanifico Olmi come una laica sagrada familia incompiuta, tempio dello spreco e dei maneggiamenti della sinistra. Se scendiamo ancor più nel dettaglio lo stabile dell’ex lanifico Olmi fu acquistato prima da un prestigioso lanifico pratese al prezzo di 407 euro al MQ e dopo due anni di incremento delle ragnatele rivenduto alla provincia per 845 euro al MQ, ovvero più del doppio!! A quei tempi, quando gli ingegneri erano quelli giusti, conveniva ai privati vendere agli enti amministrativi. Adesso invece non è più l’età dell’oro per gli amici degli amici, tanto che l’asta per Palazzo Novellucci (sede della provincia) non interessa proprio a nessuno.
Tornando all’immobile, divenuto proprietà della Provincia che commissionò uno studio di sola progettazione costato 405mila euro, sarebbe stato “girato” alla società CReAF che, per giustificare le previste enormi spese di ristrutturazione, pensò bene di strombazzare nomi altisonanti come Microsoft Italia, Hp Italia e Ambrosini spa (studio di consulenza per alte direzioni) quali prossimi inquilini della struttura. Peccato che questi BIG siano rimasti nel mondo della fantasia giacché non si siano visti e peccato che perfino il Polo Scientifico di Navacchio (non Silicon Valley…. Navacchio!!) abbia fatto marcia indietro per la mancanza di agibilità della struttura. Un quisquilia, una pinzillacchera che dovrebbe farci piangere lacrime amare dopo tutti i milioni spesi.
Ad oggi i lavori di ristrutturazione dell’edificio di Via Galcianese non sono ancora conclusi nonostante tutti i soldi spesi. Anzi, ancora nessuno ha ben chiaro cosa fare di questo immobile, se non cambiarli ancora una volta il nome: adesso si chiama “Parco Scientifico Tecnologico”. Talmente tecnologico che la prospettiva di spazio e di vuoto cosmico è studiata perfino dall’astrofisico Stephen Hawking nella sua Termodinamica dei Buchi Neri. Oppure dal mago Coppelfield che spiegherà con quali arti magiche la società di gestione ripagherà il debito di 6milioni di euro girati a Creaf dalla Provincia tramite prestito bancario. In compenso si sono dotati di un sito internet della madonna, dove appena accedi vedi frullare i metri quadrati di vuoto pneumatico. Servirebbe appunto un miracolo della Madonna… Peccato che la Madre Santissima di Nostro Signore non sieda sugli scranni del presidente della Provincia di Prato e del Comune.

Banchieri da Monopoly

  
Anche il mio computer sbadiglia per la noia di scrivere sempre le stesse cose a proposito degli stessi fatti e misfatti, dai quali si evince la tracotante pochezza intellettiva e la becera rozzezza negli intenti e nei modi adoperati per amministrare la città. Eppure il pasticciaccio brutto degli swap dovrebbe essere messo sotto la lente perché, al di la dello sperpero di denaro pubblico da parte di incompetenti, focalizza l’ingenuità fanciullesca con cui quella passata amministrazione giocava a fare i banchieri da Monopoly. «Ma quale “operatore finanziario qualificato”… Il Comune di Prato non sa nemmeno che cos’è un tasso d’interesse». Questo il tenore di una mail che il 13 giugno 2006 si scambiavano due funzionari della Dexia Crediop. Una tragedia avallata davanti ai giudici anche da Graziella De Castelli, ragioniera capo del Comune all’epoca, che tranquillamente ha ammesso che lei di prodotti finanziari derivati o “swap” non capiva una beata minchia! E se fosse stata una partita a Monopoly, qui sarebbe scattata la risata generale e gli sfottò degli amici, ma purtroppo questi scellerati usavano soldi veri. I nostri soldi! È stato un continuo salasso per le casse del comune che doveva pagare fior di interessi senza che nessuno, dal sindaco al vicesindaco, all’assessore al bilancio intervenissero. C’era il rischio di passare da idioti e allora meglio star zitti e continuare a pagare. Meno male che adesso possiamo dire che è stato tutto un brutto sogno e che giustizia sia stata fatta e possiamo assistere alle ulteriori fasi del processo con più serenità pur scoprendo nuove bischerate di gestione. Tutto è bene quel che finisce bene allora? Sicuramente si. Per le casse comunali che non avranno più ammanchi, per l’odierno sindaco che ha potuto allestire un settembre pratese degno della migliore tradizione, per la nuova assessora al bilancio che potrà disporre del ritrovato tesoretto anche se continua a invertarsi nuove gabelle, per la vecchia ragioniera capo promossa alla Corte dei Conti Toscana dato che i conti li sapeva fare parecchio bene, per gli allora amministratori che grazie a questi meriti hanno scalato le gerarchie arrivando perfino a un ministero e sopratutto per i pratesi che non correranno più il rischio di ritrovarsi in mutande. Almeno fino alla prossima tassa.